Non tutti sono a conoscenza delle bozze della Divina Commedia. All’Alighieri l’editore aveva infatti fatto eliminare alcuni canti, considerati superflui ai fini commerciali dell’opera. Ripropongo un frammento di queste per la sua sconvolgente attualità. Nella prima stesura dell’Inferno Dante aveva inserito quelli che oggi sarebbero definiti colpiti dalla sindrome NIMBY (Not In My Backyard), sabotatori di qualsiasi opera di pubblica utilità, il cui contrappasso consiste in un’eternità dentro campane di vetro. Per qualsiasi eventuale richiesta di delucidazione, sono in grado di inserire nei commenti le note di Natalino Sapegno.
Ove lo duca mio gentil condusse,
D’un tal bolgia d’anime penose,
Loco mai pensavo or m’apparisse.
Bocche contrite, financo irose,
Spalancano in dentro campane
E prigion di vitro biliose.
Lo maestro disse: “Genti mondane
Codeste che di ogne rifiutaron
Nel loro giardin avesser di strane;
Mulin a vento, descariche reputaron
Nemici lor, e pur sanza guadanio
A popol nostrano danno causaron.”
Tra quegli l’Alfonso detto Scanio
M’accorsi urlar con vuoto silenzio.
“A che motivo è muto ‘l verde vanio?”
Diss’io, e ‘l duca: “Già schiamazzio
E confusione, com’a Pianura,
Fecer invece di pascere l’ozio.
Or son quivi in codesta calura
In vetrose cupole dove gridare
Ma non v’è suono pella clausura,
E sol qui non posson quest’ordo sfidare:
Vuolsi così colà dove si puote
Ciò che si vuole, e più non dimandare.”
Davvero geniale
Maestro
Chapeau! Stupefacente!
Questa è da pubblicazione sul Vernacoliere!